Risanamento dei minareti adibiti a campanili nella Basilica del Santo a Padova
Subito dopo la morte del Santo (13 Giugno 1231) e la sua rapidissima canonizzazione (21 Maggio 1232) si iniziò la grande Basilica, terminata, almeno per la parte strutturale, nel 1290, salvo che per il campanile che non venne mai più costruito.
Essenzialmente romanica nella pianta e nell’alzato, essa fonde componenti orientali quali le numerose cupole e minareti del coperto abilmente inserite per creare un organismo unitario.
Le campane furono alloggiate provvisoriamente e come molte volte succede restarono poi stabilmente, nei due minareti maggiori, che peraltro come tutti gli altri non hanno fondazioni al suolo, ma poggiano sopra il coperto.
Col passare dei secoli le vibrazioni delle campane lesionarono così profondamente le murature di questi minareti da renderne problematica la stabilità ed impedire l’uso delle campane stesse.
La ristrutturazione dei due minareti consistette essenzialmente nel rimuovere le campane, costruire all’interno dei minareti delle torri reticolari di acciaio che arrivano alla base dei minareti stessi, e rimontare le campane su queste torri, che praticamente sgravavano le murature dei minareti da ogni azione statica e dinamica dovuta alle campane. Sia per smontare le campane che per portare i pezzi della struttura metallica dentro il minareto, si dovettero realizzare due teleferiche che servirono poi anche a riportare in sito le vecchie campane ed alcune nuove, fornite dalla storica ditta Colbacchini.
Ovviamente i pezzi da porre in opera dovettero essere di dimensioni modeste per poter passare dalle finestre dei minareti. La struttura metallica è essenzialmente realizzata da quattro montanti in angolare composto con piatto di grosso spessore e aste di parete in profilati di serie disposti a croce di S. Andrea.
La torre è bloccata su un telaio a quadro orizzontale in INP. Le otto estremità delle aste che sporgono a sbalzo sono incassate nella muratura, alla quale trasmettono i carichi verticali verso il basso, attraverso travi di distribuzione incassate in c.a. La torre è ancora ancorata a mezzo di grossi tiranti in tondo ad un telaio orizzontale parallelo al precedente e disposto alcuni metri più in basso e che raccoglie invece gli sforzi verso l’alto.
G. Romaro, "Restauro e riuso di tre edifici monumentali nel territorio padovano", Galileo n.148, novembre-dicembre 2005
Essenzialmente romanica nella pianta e nell’alzato, essa fonde componenti orientali quali le numerose cupole e minareti del coperto abilmente inserite per creare un organismo unitario.
Le campane furono alloggiate provvisoriamente e come molte volte succede restarono poi stabilmente, nei due minareti maggiori, che peraltro come tutti gli altri non hanno fondazioni al suolo, ma poggiano sopra il coperto.
Col passare dei secoli le vibrazioni delle campane lesionarono così profondamente le murature di questi minareti da renderne problematica la stabilità ed impedire l’uso delle campane stesse.
La ristrutturazione dei due minareti consistette essenzialmente nel rimuovere le campane, costruire all’interno dei minareti delle torri reticolari di acciaio che arrivano alla base dei minareti stessi, e rimontare le campane su queste torri, che praticamente sgravavano le murature dei minareti da ogni azione statica e dinamica dovuta alle campane. Sia per smontare le campane che per portare i pezzi della struttura metallica dentro il minareto, si dovettero realizzare due teleferiche che servirono poi anche a riportare in sito le vecchie campane ed alcune nuove, fornite dalla storica ditta Colbacchini.
Ovviamente i pezzi da porre in opera dovettero essere di dimensioni modeste per poter passare dalle finestre dei minareti. La struttura metallica è essenzialmente realizzata da quattro montanti in angolare composto con piatto di grosso spessore e aste di parete in profilati di serie disposti a croce di S. Andrea.
La torre è bloccata su un telaio a quadro orizzontale in INP. Le otto estremità delle aste che sporgono a sbalzo sono incassate nella muratura, alla quale trasmettono i carichi verticali verso il basso, attraverso travi di distribuzione incassate in c.a. La torre è ancora ancorata a mezzo di grossi tiranti in tondo ad un telaio orizzontale parallelo al precedente e disposto alcuni metri più in basso e che raccoglie invece gli sforzi verso l’alto.
G. Romaro, "Restauro e riuso di tre edifici monumentali nel territorio padovano", Galileo n.148, novembre-dicembre 2005